martedì 29 dicembre 2015

Dedicato a Siena: pensieri illustri e foto amatoriali

Ho passato tre anni della mia vita a Siena, una città che mi ha invaso con la sua bellezza e il suo mistero. Adesso che mi appresto a lasciarla, intendo condensare in parole (di illustri scrittori) e immagini (mie) tutte - o quasi - le emozioni che questa città mi ha dato.

Lampi di vita: il rione della Selva in festa per la conquista del Palio di Agosto 2015

"La città di Sofronia si compone di due mezze città. In una c'è il grande ottovolante dalle ripide gobbe, la giostra con raggera di catene, la ruota delle gabbie girevoli, il pozzo della morte coi motociclisti a testa in giù, la cupola del circo col grappolo dei trapezi che pende in mezzo. L'altra mezza città è di pietra e marmo e cemento, con la banca, gli opifici, i palazzi, il mattatoio, la scuola e tutto il resto. Una delle mezze città è fissa, l'altra è provvisoria e quando il tempo della sua sosta è finito la schiodano e la portano via, per trapiantarla nei terreni vaghi d'un'altra mezza città.










Così ogni anno arriva il giorno in cui i manovali staccano i frontoni di marmo, calano i muri di pietra, i piloni di cemento, smontano il ministero, il monumento, i doks, la raffineria di petrolio, l'ospedale, li caricano sui rimorchi, per seguire di piazza in piazza l'itinerario d'ogni anno.

Qui resta la mezza Sofronia dei tirassegni e delle giostre, con il grido sospeso dalla navicella dell'ottovolante a capofitto, e comincia a contare quanti mesi, quanti giorni dovrà aspettare prima che ritorni la carovana e la vita intera ricominci".
da: "Le Città Invisibili" di Italo Calvino 


"E in un tripudio di bandiere e colori Siena trionfa come sempre immortale”
Silvio Gigli 






 
































"Guardo il Duomo, edificato dove un tempo era stato il tempio consacrato a Minerva. Chi sarà stato il primo a inventare questa armonia di pietra rosata e pietra verde scuro che ricopre tutta la cattedrale a fasce orizzontali, costringendo gli occhi a leggerne lentamente l'architettura? Chi avrà osato scegliere così le pietre colorate, o maneggiarle come la tavolozza di un pittore".



"Mi spingo fino al Campo una piazza inclinata e curva come una conchiglia, che i costruttori non vollero spianare ed è rimasta così, come se fosse un grembo, e guardo i vecchi palazzi di Siena, case antichissime dove vorrei poter vivere un giorno, con una finestra tutta mia, affacciata sui tetti color argilla, sulle persiane verdi delle finestre, come nel tentativo di decifrare da dove venga questo segreto che Siena mormora e che io continuerò a sentire, benché non lo capisca, fino alla fine della vita".






"Ed ecco Siena, la beneamata, la città dove il mio cuore si compiace veramente. Terra di gente amabile, luogo dove tutti hanno bevuto il latte della bontà umana, ti antepongo a Firenze per sempre. Le tre colline su cui è costruita ne fanno una città dove non esistono due strade uguali, tutte contrarie ad assoggettarsi a qualsiasi geometria. E questo meraviglioso colore di Siena, il colore del corpo brunito dal sole, ma che è anche il colore della crosta del pane di granturco, questo colore meraviglioso va dalle pietre alla strada e ai tetti, addolcisce la luce del sole e ci cancella dal viso le ansie e i timori. Non può esservi nulla di più bello di questa città".
José Saramago - Da "Manuale di pittura e calligrafia"

"Siena è una città dedicata alla Vergine Maria. La stessa Torre del Mangia sembra un candido giglio, tradizionale emblema della purezza della Vergine. Il ‘Campo’, piazza che si stende dinanzi al Palazzo Pubblico, potrebbe alludere al manto di Maria, con il quale Ella copre e protegge chi a Lei si affida, come raffigurato in numerosi dipinti". Fonte: http://www.viaesiena.it/ 






 

"Vicoli, salite, volte, valli stringono le maglie della rete e raccolgono i livelli della mossa topografica senza aggrovigliarsi: si pensa più a un tessuto di trama e di ordito fantasiosi che non a una imbrogliata matassa e neppure a un gomitolo. Le piazze, da San Domenico a Provenzano, dal Duomo a Salimbeni e Tolomei sono le pupille da cui Siena riceve e dalle quali riflette, sfolgorante dei suoi marmorei scintillamenti, la luce del suo cielo che l’assedia da ogni parte.


 
















Il reticolo delle sue strade la accoglie invece con parsimonia, in molti casi solo nei più alti fastigi si incendia al sole. Tuttavia il riverbero e il riflesso delle incandescenti sommità diffondono una lucentezza anche nei covi e nei ristagni d’ombra.

Sole, ombra: di che stagione sto parlando? I ricordi possono essere minuziosi, ma la memoria mette a fuoco un’immagine univoca, ed è un’immagine luminosa. Dentro Siena dunque luminosa e policroma, la ruga d’ombra e di silenzio formata dal Casato mi è sempre sembrata diversa, forse insanabile. Ai miei anni mi intristiva, mi dava inquietudine e nello stesso tempo mi attraeva come a un suo modo lucente infero.

Forse la mente si concentra ora sulla sua parte superiore, il Casato di Sopra, e trascura l’altra meno tetra e solenne, più domestica che sfocia nel Campo.
Del resto per lo più tagliavo fuori quella parte, venivo su dalla bassura dell’Onda e salendo per via della Fonte o per via delle Lombarde entravo nel Casato all’altezza del gomito che spezza la sua linearità, la risalivo verso l’alto per andare a Sant’Agostino e al Tolomei.
L’ombra era dunque lucida, e la luce di quell’ombra era la luce di una plaga non visitata dal sole, non di un ipogeo ma di un Ade, così mi pareva: e intanto rasentavo i pochi portoni aperti e i molti serrati di quei palazzi che anche i vetri lustranti delle alte finestre sembravano segregare piuttosto che rendere accessibili alla vita esterna. Questa del resto quasi non dava segni visibili […] 

Nulla di lugubre, sia chiaro, emanava da quelle sembianze ma piuttosto qualcosa di frettoloso e astratto come se dovessero tornare a una realtà altra dalla quale erano state distolte per vile necessità. Che antica quintessenza della senesità si elaborava dietro quelle alte pareti, nell’oscurità di quegli interni, da cui gli altri cittadini mi parevano esclusi…"
Mario Luzi da "Toscana Mater"
Vicoli, salite, volte, valli stringono le maglie della rete e raccolgono i livelli della mossa topografica senza aggrovigliarsi: si pensa più a un tessuto di trama e di ordito fantasiosi che non a una imbrogliata matassa e neppure a un gomitolo. Le piazze, da San Domenico a Provenzano - See more at: http://mydayworth.org/siena-luminosa-e-policroma/#sthash.NM05w0EL.dpuf


Vicoli, salite, volte, valli stringono le maglie della rete e raccolgono i livelli della mossa topografica senza aggrovigliarsi: si pensa più a un tessuto di trama e di ordito fantasiosi che non a una imbrogliata matassa e neppure a un gomitolo. Le piazze, da San Domenico a Provenzano - See more at: http://mydayworth.org/siena-luminosa-e-policroma/#sthash.NM05w0EL.dpuf