Storie di Pistoia - Hitachi Rail Italy, fabbrica di treni e di idee
Nel 2025 ricorrono i dieci anni dalla nascita di Hitachi Rail Italy, un'azienda e una fabbrica che a Pistoia è sempre stata chiamata "la Breda". Con questo articolo ho voluto rendere omaggio a una realtà economica importante e dalla quale sono nate anche interessanti iniziative culturali che per un lungo periodo hanno reso Pistoia un luogo di incontro e un palcoscenico d'eccezione per attori e attrici di grande fama
PISTOIA, 21 marzo 2021
La storia dello stabilimento pistoiese: le origini come Officine San Giorgio, le lotte dei suoi operai, le energie creative nate dal "Premio Vallecorsi per un'opera teatrale", il più antico Premio italiano di drammaturgia
Una fabbrica che solo a Pistoia dà lavoro a 1400 persone tra
dipendenti diretti e indotto e che realizza gioielli di alta tecnologia
ferroviaria come gli ETR 1000, più conosciuti come Freccia Rossa.
Prima della cessione di AnsaldoBreda e Ansaldo STS da Finmeccanica
ad Hitachi Rail, avvenuta il 2 novembre 2015, lo stabilimento di via
Ciliegiole era per tutti “la Breda”. E lo sarà sempre, nonostante la nuova
proprietà anglo-giapponese si sia dimostrata lungimirante e abbia lavorato bene
per dare all’azienda ottime prospettive future nel mercato mondiale.
Se oggi Hitachi è un’azienda competitiva e florida lo si deve anche alle
battaglie delle 'tute blu' della Breda, che nel 2011 si schierarono in 300
contro l’ipotesi della vendita da parte di Finmeccanica.
Ricordiamo che Hitachi Rail Italy, insieme ad Ansaldo Energia, ABB Italia, e
Tenova/ORI Martin è una delle aziende “faro” per l’innovazione del
sistema industriale, il cosiddetto Piano Industria 4.0.
Un fiore all’occhiello del made in Italy, vero esempio concreto del saper fare
nazionale da mostrare in Italia e all’estero.
Eredi della prestigiosa "Enrico Trinci & Figlio", Aiace e Fabio Trinci rendono Pistoia il centro toscano più importante nel settore della costruzione di carrozze. La San Giorgio di Genova, "Società anonima italiana per la costruzione di automobili marittime e terrestri", all’indomani della sua stessa costituzione nel 1905, individua nella città di Pistoia il luogo ideale per la dislocazione di una parte dei propri impianti e della propria produzione di autovetture. Il nome di questa attività imprenditoriale è legato alla famiglia Odero, proprietaria dei Cantieri Odero di Genova.
Tra i prodotti più importanti c'è l’ambulanza fiorentina, commissionata dall’Arciconfraternita della Misericordia, istituzione impegnata nel trasporto di malati e feriti in ospedale e nella sepoltura dei poveri.
Dopo aver acquistato un grande appezzamento di terreno confinante con lo stabilimento della più importante azienda di carrozze, nel 1907 la San Giorgio rileva la proprietà della “Enrico Trinci & Figlio”, dando alla luce alle Officine San Giorgio. Aiace Trinci, da erede ed ex proprietario, mantiene per un breve periodo la carica di direttore, subito ridimensionata e circoscritta al solo reparto delle carrozze con la denominazione “San Giorgio Carrozzeria di Pistoia”. Come scrive lo storico Andrea Ottanelli nel suo ‘Inventario dell’archivio storico delle Officine Meccaniche San Giorgio in Pistoia (1907 –1971)’, “con le Officine San Giorgio comparve a Pistoia il moderno capitalismo industriale con la separazione della proprietà dal management, la presenza di un amministratore delegato di rilievo nazionale come Arturo Bocciardo, la nascita di relazioni sindacali mature con i lavoratori e i loro rappresentanti, la disciplina di fabbrica, la specializzazione delle mansioni che superavano la tradizionale struttura artigiana e manifatturiera pistoiese e iniziò così a formarsi una moderna base industriale locale”.
Si formano quindi le strutture fondamentali della classe operaia organizzata: i partiti, la lega sindacale, la società di mutuo soccorso, poi mutua, e la cooperativa.
In seguito alla crisi economica del 1907 e a causa dei dazi doganali con la Gran Bretagna dalla quale importava importanti componenti, nel 1909 l’azienda è costretta a chiudere il ramo automobilistico. Grazie alle commesse statali, la San Giorgio si avvia verso la costruzione di rotabili per le Ferrovie statali e di vetture tranviarie. Con l'avvicinarsi della Grande Guerra dagli stabilimenti di viale Pacinotti cominciano a uscire pesanti carri per artiglieria, carrette per granate e affusti per cannoni. A quegli anni risale anche l'acquisto di una vasta area compresa tra la ferrovia e il corso dell’Ombrone per realizzarvi un campo di volo per il collaudo degli aerei militari costruiti nella sezione aeronautica.
Nel biennio rosso, caratterizzato da un’ondata di scioperi e di lotte che si protraggono in tutta Italia dal 1919 al 1920, gli operai della San Giorgio danno il loro contributo alla causa del movimento operaio anche a livello nazionale. Negli anni del regime fascista la fabbrica riduce l'attività alla riparazione e produzione di rotabili per le Ferrovie dello Stato e di vetture tramviarie per le grandi città (Roma, Firenze, Genova e Terni).
Nel 1941 la superficie complessiva è di oltre 611.000 mq di cui oltre 125.000 occupati dall’officina principale e oltre 28.000 dalla sezione aeronautica, mentre il campo di volo si estende per più di 440.000 mq. In quel periodo, inoltre, viene assegnata allo stabilimento di Pistoia una parte della produzione bellica specializzata, tra cui quella dei radar e a causa di bombardamenti alleati su Genova viene trasferita la lavorazione degli strumenti ottici della Compagnia Italiana Marconi, incorporata dalla San Giorgio nel 1942.
Tra gli operai si diffonde un generale rifiuto a trasferirsi in diverse località del Piemonte, dove è stata spostata la produzione per salvaguardare la fabbrica dai bombardamenti alleati, che infatti colpiscono gravemente lo stabilimento.
L’attività riprende parzialmente già nel novembre del 1944 con 250 dipendenti, che alla fine dell’anno sono già oltre 1000.
Durante una delle manifestazioni che caratterizzano l’acceso clima politico del dopoguerra, la polizia ricorre all'uso delle armi da fuoco e l’operaio della San Giorgio Ugo Schiano rimane ucciso.
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Funerali di Ugo Schiano |
Sempre nell'immediato dopoguerra, lo stabilimento pistoiese cambia denominazione in Officine meccaniche ferroviarie pistoiesi (Omfp) e viene acquistato da Aerfer. Nel 1969 la società assume il nome di Ferroviaria Breda Pistoiesi con stabilimenti a Sesto San Giovanni, dal nome dell’imprenditore padovano Ernesto Breda.
Nel 1971, l’azienda, con dimensioni già di primo rilievo, assume la denominazione di Breda Costruzioni Ferroviarie. Il passo successivo è compiuto nel 1973, quando viene costruito il nuovo stabilimento in via Ciliegiole, in sostituzione del vecchio stabilimento costruito dalla San Giorgio in via Pacinotti. Nel 1989 nell’ambito di un processo di riorganizzazione dell’Efim, nuovo proprietario, viene acquisita per il 99.975% da Aviofer. Nello stesso anno venne anche fondata la BredaMenarinibus.Gli anni '80 sono anche gli anni dell’amianto, che solo a Pistoia ha causato la morte di 250 operai (fonte Fim Cisl). A fine febbraio 2021 l’INPS ha finalmente riconosciuto ai lavoratori del settore della produzione di materiale rotabile ferroviario che hanno prestato la loro attività senza essere adeguatamente protetti dall’amianto durante le operazioni di bonifica una serie di benefici previdenziali per il periodo corrispondente alla bonifica e per i dieci anni successivi al termine dei lavori.
A Marco Vettori, operaio Breda, sindacalista, leader della battaglia per il riconoscimento dell'esposizione all'amianto dei lavoratori in quella fabbrica, è stato intitolato il Centro di documentazione sull'amianto e sulle malattie amianto correlate.
Marco Vettori, scomparso nel 2013 all'età di 59 anni per le conseguenze dell'esposizione all'amianto, è stato un militante che della politica fece impegno quotidiano, consigliere
comunale e presidente del Consiglio Comunale. Una vita spesa al servizio
degli altri con passione e dedizione. La figlia Valentina ha dedicato al padre e a tutti gli operai colpiti da malattie amianto correlate la sua tesi di laurea, intitolata "Morire d’amianto a Pistoia. Il caso Breda e l’informazione". Un lavoro che è anche stato trasformato in un volume, pubblicato dalla Fondazione Valore Lavoro con la casa editrice pistoiese Settegiorni.
Alle porte del nuovo millennio inizia il periodo più critico della storia della Breda: nel 1996 l'azienda viene venduta a Finmeccanica. Seguono mesi di polemica per la fusione con Napoli, con tutti gli strascichi del caso a livello politico e sindacale. Nel 2000, insieme ad Ansaldo Trasporti, Finmeccanica dà vita ad AnsaldoBreda SpA, nata nel 2001 dalla fusione di Ansaldo Trasporti e della Breda Costruzioni Ferroviarie. Per anni, i vari dirigenti che si succedono alla guida di Finmeccanica non perdono occasione per annunciare l’intenzione di volersi disfare della fabbrica dei treni, provocando presidi sindacali e appelli delle varie parti politiche. Finalmente, nei primi mesi del 2015 Ansaldo Breda passa alla giapponese Hitachi: Finmeccanica decide infatti di uscire dal settore trasporti e di diventare una società interamente concentrata nel core business dell’Aerospazio, Difesa e Sicurezza, trasformandosi poi nell'attuale holding Leonardo. Per cedere le controllate Ansaldo Breda e Ansaldo Sts, viene siglato un accordo con il colosso giapponese Hitachi, che porta a buon fine la trattativa e la spunta su gruppi americani e cinesi. Il 4 novembre 2015 nello stabilimento di via Ciliegiole la nuova insegna "Hitachi Rail Italy" sostituisce per sempre il vecchio logo "AnsaldoBreda".
Nel 2021 ha inizio il percorso di integrazione tra Hitachi Rail ed Hitachi STS, per dare vita a una nuova realtà, Hitachi One: il comparto STS, relativo al segnalamento, va ad incoroporare il comparto RAIL, ossia quello ferroviario. Il tutto nell’ottica di una maggiore competitività industriale e di una semplificazione dei processi industriali. Dall’azienda assicurano che il ruolo dei siti Italiani rimarrà centrale e grazie ai progetti innovativi, oggi Hitachi sta partecipando alle più grandi gare a livello mondiale, per esempio quelle relative ai treni ad alta velocità negli Stati Uniti, a Panama e negli Emirati Arabi.
Per capire come la Breda ha contribuito a fare di Pistoia una città molto amata da personaggi di primo piano del mondo dello spettacolo, in particolare del teatro, bisogna tornare al periodo post-bellico.
In quegli anni si apre una fase in cui il mondo del lavoro e il
mondo dell'arte e della cultura si incontrano nei capannoni della
fabbrica grazie all’iniziativa di alcuni dipendenti appassionati di pittura e
teatro. Nasce così il “Premio nazionale di pittura San Giorgio” nel 1948, il “Premio
teatrale Vallecorsi” nel 1949 e il “Premio Pistoia Teatro” nel 1970.
Sono anni difficili, nei quali procurarsi il necessario per vivere,
all’indomani della fine della guerra, è ancora una sfida quotidiana. Eppure
un gruppo di dipendenti delle Officine San Giorgio, con l’aiuto del circolo
aziendale, riescono a sublimare il proprio amore per l’arte teatrale in una piccola
filodrammatica, coordinata dal loro collega e factotum Francesco Vallecorsi e
insieme a lui scrivono e allestiscono spettacoli che vanno in
scena con interpreti locali e raccogliendo elementi scenici più o meno
improvvisati.
Ce lo ricorda Moreno Fabbri, attore di teatro e di cinema, per molti
anni organizzatore del Premio Vallecorsi ed oggi impegnato a far rinascere la
manifestazione, la cui ultima edizione si è tenuta nel 2014:
“Il nucleo del Premio Nazionale di Drammaturgia 'Vallecorsi' era costituito
da persone, che, già in difficoltà per garantire a se stessi e alle proprie
famiglie le necessità primarie, seppero tuttavia mantenere una buona dose di
sensibilità, tale da cogliere un’altra necessità, altrettanto importante,
quella di nutrire il cuore, l’anima, la mente. Insomma, l’antico adagio ‘Non di
solo pane vive l’uomo’, trova nell’attività teatrale di Vallecorsi e dei suoi
colleghi e compagni di avventura, un momento di concretizzazione veramente
eclatante”.
Un messaggio estremamente attuale, visto il periodo di ricostruzione del
tessuto culturale e sociale che anche oggi, nella lotta al contenimento del
virus e nella sua futura sconfitta, il nostro paese dovrà essere capace di
affrontare.
Fabbri racconta la nascita e l’evoluzione del Premio: “Quando Francesco
Vallercorsi venne prematuramente a mancare, gli amici che erano stati al suo
fianco nelle attività della filodrammatica decisero di fondare un Premio che
portasse il suo nome. L’iniziativa ebbe un riscontro inizialmente locale,
ma ben presto divenne uno dei due o tre riferimenti nazionali più ambiti in
ambito teatrale”.
In 72 anni tutti i più grandi nomi del teatro italiano hanno dato lustro al
Premio Vallecorsi come giurati. Fabbri ricorda, tra gli altri: grandi
interpreti come Nando Gazzolo e Valeria Moriconi; critici teatrali come Carlo
Maria Pensa, drammaturgo e anche direttore di Bell'Italia, Gastone Geron, che
per vent’anni scrisse sulle colonne de Il Giornale); autori come Diego Fabbri;
attori come Ugo Pagliai, che giocava in casa; infine, registi come Luigi
Squarzina e Antonio Calenda.
Renzo Lulli, in piedi, con Aldo Giuffrè, Rossella Falk e Giorgio De Lullo |
Ricordiamo che nel 1952, quando il Premio divenne a valenza regionale, fu chiamato Renzo Lulli, dipendente dell'azienda e attore dilettante, a farne il segretario e a curarne l'attività organizzativa. L'incontro fra Lulli e il Premio creò una efficacia speciale. La pervicace, assidua e intelligente attività organizzativa di Renzo Lulli, portò la fama del Premio a vette inaspettate. Esso, dal 1957 divenne a valenza nazionale (fonte: Pier Luigi Guastini, da Quaderni di Farestoria Anno XVI – N. 3 settembre-dicembre 2014)
Il Premio sta risorgendo proprio adesso che i teatri sono chiusi, come per fare
da stimolo alle istituzioni e a tutta la cittadinanza per riprendere a nutrire
lo spirito anche in tempi di pandemia: “Quando in ambito aziendale maturò la
decisione di chiudere la manifestazione, la Fondazione che sosteneva il Premio
è andata in liquidazione. Nel momento in cui il percorso burocratico si è
concluso, insieme a tre miei ex colleghi abbiamo costituito l’associazione Amici del
Vallecorsi”.
“Con l’aiuto dell’amministrazione comunale di Pistoia e speriamo con
l’ausilio di molti soci”, Fabbri auspica che “il Premio torni ad essere,
agli occhi della platea nazionale dei drammaturghi, una palestra nella quale
far confluire le proprie qualità ed energie creative. Noi abbiamo questa
volontà di fare del nostro meglio per dare una mano - sottolinea - .Vediamo se
l’altra mano ci viene da chi seguirà le iniziative e insieme potremo fare un
applauso al teatro”.
Interessante la descrizione del Premio come di uno strumento a sostegno degli
autori teatrali emergenti:
“Il Vallecorsi è un premio nei quali i copioni
giungono anonimi e come tali vengono giudicati. In ambito intellettuale e
artistico vigono infatti dei pregiudizi, sia in senso positivo che negativo, in
base ai quali si valutano a priori il tal regista o il tale attore. Si creano
delle opinioni correnti, come diceva Pirandello.
Nei pochi premi teatrali che sono rimasti, la giuria consulta l’elenco dei
partecipanti e si fa un’idea di chi partecipa, guardando con aria di
sufficienza gli autori esordienti: questi, invece di acutizzare la curiosità,
suscitano nelle giurie pensieri negativi, legati all’impossibilità che un
giovane emergente possa essere capace di arrivare a scrivere dei buoni lavori.
Con il Vallecorsi tale pregiudizio non può avere luogo e si usa un metodo che
dà le stesse garanzie a tutti gli autori: il testo che viene selezionato lo è
stato non perchè scritto da una persona famosa o ignota ma perché è sembrato
migliore in assoluto.
Inoltre è importante il fatto che la parola abbia un ruolo preminente: lo scopo
del premio è di trovare nuovi testi destinati ad arricchire il repertorio e
questo non può che passare da una scrittura sapiente e da una
capacità di penetrazione delle vicende dei protagonisti.
È richiesta una capacità di scrittura che valorizzi le peculiarità linguistiche insite nell’arte teatrale e anche un’attenzione particolare al linguaggio non verbale.
La nostra iniziativa guarda al rinnovamento della scena e del repertorio
teatrale italiano, che in ambito produttivo si dedica alla rilettura dei classici
e all’importazione dall’estero di drammaturghi. È un’opera meritoria, ma a
nostro parere è importante che vi sia la stessa considerazione anche
verso le tematiche che emergono nella società del nostro tempo. E questo
può essere fatto solo da drammaturghi a noi contemporanei, ma che spesso sono
tenuti ai margini, senza poter arrivare al tanto agognato palcoscenico".
"Il Vallecorsi - conclude Fabbri - per chi viene premiato ha un grande
valore anche personale, è come un incoraggiamento verso chi riteniamo bravo
e verso chi merita di andare avanti. Molti degli autori che hanno vinto il
Vallecorsi, hanno trovato la via del palcoscenico in teatri prestigiosi”.
Una prospettiva che sicuramente ha posto Pistoia negli anni scorsi al centro
della scena culturale nazionale e che ci auguriamo possa ripetersi nel prossimo
futuro. La fabbrica continua quindi a produrre treni ed eccellenze tecnologiche
e di pari passo dà luogo a nuove ispirazioni creative ed artistiche.
Articolo originariamente pubblicato sulla testata PistoiaSette
AGGIORNAMENTO 1: Sono aperte le iscrizioni alla sessantunesima edizione del Premio Teatrale Vallecorsi. La direttrice artistica del Premio è Nicoletta Negri, direttrice di doppiaggio e figlia di Nilo Negri, giornalista e membro del gruppo che nel 1949 dette vita alla manifestazione. Il concorso accoglie opere inedite (dialogo o monologo) con una durata approssimativa di 100 minuti ciascuna, provenienti da autori italiani ovunque residenti. Le opere saranno selezionate in prima istanza da una giuria popolare; successivamente la rosa dei testi prescelti sarà valutata da una giuria composta da personaggi illustri: Emilia Costantini (giornalista e critico teatrale del Corriere della Sera), Giuseppe Manfridi (drammaturgo e sceneggiatore) Neri Marcorè (attore e regista). Il primo, il secondo e il terzo classificato verrà premiato con un riconoscimento economico e la pubblicazione del testo. La cerimonia di premiazione si terrà il 10 maggio 2025 al Teatro Manzoni di Pistoia.
AGGIORNAMENTO 2: Tra novembre e dicembre 2023 sono state girate a Pistoia le scene del film "Il treno dei bambini". Le location scelte sono la Chiesa di San Benedetto e il Deposito dei Rotabili Storici della Fondazione
Ferrovie dello Stato, con riprese sui treni d’epoca, quelli diffusi
proprio negli anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale. A dirigere il doppiaggio del film, tra l'altro, è la stessa Nicoletta Negri.
AGGIORNAMENTO 3 : il 15 marzo 2025 sarà presentato alla Biblioteca San Giorgio di Pistoia il libro "Veleno in polvere. La vertenza amianto alla Breda di Pistoia", di Andrea Vignozzi
AGGIORNAMENTO 4: nell'ambito della transizione digitale nei trasporti, il 10 febbraio 2025 è stata firmata una convenzione quadro tra Università di Pisa e Hitachi Rail GTS Italy . In arrivo collaborazioni per tesi di laurea, tirocini, dottorati, attività di ricerca e formazione continua
Ringraziamenti
Ringrazio Jury Citera, dipendente di Hitachi Rail Italy e funzionario del sindacato Fim Cisl, per avermi fornito nel corso del 2020 e del 2021 tutte le informazioni riguardanti le norme di sicurezza predisposte dall'azienda in tema di Covid 19, contribuendo a costruire un quadro normativo a tutela della salute di tutto il personale. A questo link un riepilogo di vari articoli e comunicati stampa, pubblicati su PistoiaSette, riguardanti le vicende di Hitachi Rail Italy in quel difficile periodo, anche quelle che riportavano le novità sull'assetto societario e produttivo.
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