martedì 29 dicembre 2015

Dedicato a Siena: pensieri illustri e foto amatoriali

Ho passato tre anni della mia vita a Siena, una città che mi ha invaso con la sua bellezza e il suo mistero. Adesso che mi appresto a lasciarla, intendo condensare in parole (di illustri scrittori) e immagini (mie) tutte - o quasi - le emozioni che questa città mi ha dato.

Lampi di vita: il rione della Selva in festa per la conquista del Palio di Agosto 2015

"La città di Sofronia si compone di due mezze città. In una c'è il grande ottovolante dalle ripide gobbe, la giostra con raggera di catene, la ruota delle gabbie girevoli, il pozzo della morte coi motociclisti a testa in giù, la cupola del circo col grappolo dei trapezi che pende in mezzo. L'altra mezza città è di pietra e marmo e cemento, con la banca, gli opifici, i palazzi, il mattatoio, la scuola e tutto il resto. Una delle mezze città è fissa, l'altra è provvisoria e quando il tempo della sua sosta è finito la schiodano e la portano via, per trapiantarla nei terreni vaghi d'un'altra mezza città.










Così ogni anno arriva il giorno in cui i manovali staccano i frontoni di marmo, calano i muri di pietra, i piloni di cemento, smontano il ministero, il monumento, i doks, la raffineria di petrolio, l'ospedale, li caricano sui rimorchi, per seguire di piazza in piazza l'itinerario d'ogni anno.

Qui resta la mezza Sofronia dei tirassegni e delle giostre, con il grido sospeso dalla navicella dell'ottovolante a capofitto, e comincia a contare quanti mesi, quanti giorni dovrà aspettare prima che ritorni la carovana e la vita intera ricominci".
da: "Le Città Invisibili" di Italo Calvino 


"E in un tripudio di bandiere e colori Siena trionfa come sempre immortale”
Silvio Gigli 






 
































"Guardo il Duomo, edificato dove un tempo era stato il tempio consacrato a Minerva. Chi sarà stato il primo a inventare questa armonia di pietra rosata e pietra verde scuro che ricopre tutta la cattedrale a fasce orizzontali, costringendo gli occhi a leggerne lentamente l'architettura? Chi avrà osato scegliere così le pietre colorate, o maneggiarle come la tavolozza di un pittore".



"Mi spingo fino al Campo una piazza inclinata e curva come una conchiglia, che i costruttori non vollero spianare ed è rimasta così, come se fosse un grembo, e guardo i vecchi palazzi di Siena, case antichissime dove vorrei poter vivere un giorno, con una finestra tutta mia, affacciata sui tetti color argilla, sulle persiane verdi delle finestre, come nel tentativo di decifrare da dove venga questo segreto che Siena mormora e che io continuerò a sentire, benché non lo capisca, fino alla fine della vita".






"Ed ecco Siena, la beneamata, la città dove il mio cuore si compiace veramente. Terra di gente amabile, luogo dove tutti hanno bevuto il latte della bontà umana, ti antepongo a Firenze per sempre. Le tre colline su cui è costruita ne fanno una città dove non esistono due strade uguali, tutte contrarie ad assoggettarsi a qualsiasi geometria. E questo meraviglioso colore di Siena, il colore del corpo brunito dal sole, ma che è anche il colore della crosta del pane di granturco, questo colore meraviglioso va dalle pietre alla strada e ai tetti, addolcisce la luce del sole e ci cancella dal viso le ansie e i timori. Non può esservi nulla di più bello di questa città".
José Saramago - Da "Manuale di pittura e calligrafia"

"Siena è una città dedicata alla Vergine Maria. La stessa Torre del Mangia sembra un candido giglio, tradizionale emblema della purezza della Vergine. Il ‘Campo’, piazza che si stende dinanzi al Palazzo Pubblico, potrebbe alludere al manto di Maria, con il quale Ella copre e protegge chi a Lei si affida, come raffigurato in numerosi dipinti". Fonte: http://www.viaesiena.it/ 






 

"Vicoli, salite, volte, valli stringono le maglie della rete e raccolgono i livelli della mossa topografica senza aggrovigliarsi: si pensa più a un tessuto di trama e di ordito fantasiosi che non a una imbrogliata matassa e neppure a un gomitolo. Le piazze, da San Domenico a Provenzano, dal Duomo a Salimbeni e Tolomei sono le pupille da cui Siena riceve e dalle quali riflette, sfolgorante dei suoi marmorei scintillamenti, la luce del suo cielo che l’assedia da ogni parte.


 
















Il reticolo delle sue strade la accoglie invece con parsimonia, in molti casi solo nei più alti fastigi si incendia al sole. Tuttavia il riverbero e il riflesso delle incandescenti sommità diffondono una lucentezza anche nei covi e nei ristagni d’ombra.

Sole, ombra: di che stagione sto parlando? I ricordi possono essere minuziosi, ma la memoria mette a fuoco un’immagine univoca, ed è un’immagine luminosa. Dentro Siena dunque luminosa e policroma, la ruga d’ombra e di silenzio formata dal Casato mi è sempre sembrata diversa, forse insanabile. Ai miei anni mi intristiva, mi dava inquietudine e nello stesso tempo mi attraeva come a un suo modo lucente infero.

Forse la mente si concentra ora sulla sua parte superiore, il Casato di Sopra, e trascura l’altra meno tetra e solenne, più domestica che sfocia nel Campo.
Del resto per lo più tagliavo fuori quella parte, venivo su dalla bassura dell’Onda e salendo per via della Fonte o per via delle Lombarde entravo nel Casato all’altezza del gomito che spezza la sua linearità, la risalivo verso l’alto per andare a Sant’Agostino e al Tolomei.
L’ombra era dunque lucida, e la luce di quell’ombra era la luce di una plaga non visitata dal sole, non di un ipogeo ma di un Ade, così mi pareva: e intanto rasentavo i pochi portoni aperti e i molti serrati di quei palazzi che anche i vetri lustranti delle alte finestre sembravano segregare piuttosto che rendere accessibili alla vita esterna. Questa del resto quasi non dava segni visibili […] 

Nulla di lugubre, sia chiaro, emanava da quelle sembianze ma piuttosto qualcosa di frettoloso e astratto come se dovessero tornare a una realtà altra dalla quale erano state distolte per vile necessità. Che antica quintessenza della senesità si elaborava dietro quelle alte pareti, nell’oscurità di quegli interni, da cui gli altri cittadini mi parevano esclusi…"
Mario Luzi da "Toscana Mater"
Vicoli, salite, volte, valli stringono le maglie della rete e raccolgono i livelli della mossa topografica senza aggrovigliarsi: si pensa più a un tessuto di trama e di ordito fantasiosi che non a una imbrogliata matassa e neppure a un gomitolo. Le piazze, da San Domenico a Provenzano - See more at: http://mydayworth.org/siena-luminosa-e-policroma/#sthash.NM05w0EL.dpuf


Vicoli, salite, volte, valli stringono le maglie della rete e raccolgono i livelli della mossa topografica senza aggrovigliarsi: si pensa più a un tessuto di trama e di ordito fantasiosi che non a una imbrogliata matassa e neppure a un gomitolo. Le piazze, da San Domenico a Provenzano - See more at: http://mydayworth.org/siena-luminosa-e-policroma/#sthash.NM05w0EL.dpuf




sabato 21 novembre 2015

Portogallo, mon amour: è uscito il documentario "Lisbon storie. Storie di italiani a Lisbona"

Sono passati più di undici anni dal mio viaggio a Lisbona. Inutile dire quale importanza ha nella mia memoria quella meravigliosa avventura. Dunque ogni iniziativa che renda onore a questo luogo del cuore, vero "canto dos prazeres", merita di essere ricordata. Sto parlando del documentario  "Lisbon storie. Storie di italiani a Lisbona", realizzato da Luca Onesti, Massimiliano Rossi e Daniele Coltrinari.
Si tratta di una produzione indipendente nata intorno ai realizzatori del blog Sosteniamo Pereira, che vuole rispondere a questi interrogativi: "Perché gli italiani continuano a trasferirsi numerosi in Portogallo, un paese attualmente in forte crisi economica? Cosa li spinge ad arrivare a Lisbona e, soprattutto, cosa li spinge a rimanere?"
Per sostenere questo progetto si può visitare il sito https://www.produzionidalbasso.com/project/lisbon-storie-storie-di-italiani-a-lisbona/ oppure la pagina facebook Lisbon Storie
Ulteriori informazioni scrivendo alla mail lisbonstorie@gmail.com
Con un piccolo contributo di 10 euro si potrà scaricare il file e assistere in full HD al film, che è sottotitolato in inglese e in portoghese.

Ecco anche il mio breve ricordo di Lisbona, tratto dal racconto "Giulia e il Brasile":
"Nel 2004 visito Lisbona, Sintra e Cabo da Roca e inizio al meglio la mia scalata del mondo lusofono, con la convinzione che per capire il Brasile dovevo scoprire prima il Portogallo. 
E mi accorgo subito che il portoghese europeo ha una cadenza molto più chiusa rispetto a quella a cui ero abituata studiando il portoghese brasiliano. 
Insieme a Marta e Irene, le mie compagne di avventura, scopro una città romantica e fuori dal tempo e piena di un fascino abbagliante, dato dai suoi colori e dal suo essere così dolcemente affondata nel fiume Tago : porterò per sempre nel mio cuore il suo cielo azzurrissimo, la lucentezza degli azulejos, i marmi bianchissimi dei suoi palazzi e le stupefacenti rovine del Convento do Carmo lasciate dal terremoto del 1755. 
Scopro il quartiere della Mouraria, di origine araba, dove si suona il fado e si canta l’amore per la propria donna e l’amore per la propria città, custode di un glorioso passato. Al ritorno comincio a interessarmi ad artisti come Amalia Rodrigues, Dulce Pontes, Cesaria Evora, Mariza e assisto al concerto della capoverdiana Lura, una vera forza della natura".

lunedì 16 novembre 2015

Restare umani in tempi atroci: le parole di Leonardo Tonus, professore di letteratura brasiliana alla Sorbona

"E hai l'impressione che un camion ti è passato sopra. E in cucina, paralizzato, ti ritrovi a piangere per i morti degli attentati di Parigi, per i bambini morti a Beirut, per le madri della Siria, per i migranti annegati nel Mediterraneo, per gli abitanti di Mariana e per il tuo studente che si trova in ospedale. E il tuo corpo sente dolore. Le gambe ti fanno male. Le tue lacrime fanno male. E tu ti senti inutile con i tuoi libri inutili. Con le tue teorie inutili. I tuoi articoli inutili. La tua vita inutile. Ti senti uno stupido e un inutile aggrappato alle tue parole inutili.
Ventisette anni fa la Francia, Parigi e i suoi abitanti accolsero questo inutile migrante. Ed è per questa Francia, per questa Parigi e per questi suoi abitanti che io sarò là questa settimana. Parlando inutilmente ai miei studenti del riso inutile di Machado de Assis. Piangendo inutilmente con i miei studenti l'inutile dolore di Adriana Lisboa. Gridando disperatamente con loro la nausea di Drummond.
Sempre per questa Francia, per questa Parigi e per questi abitanti  questa settimana sarò a Bruxelles.
Presentando, inutilmente, con Tércia Montenegro, l'edizione speciale di Revista Pessoa. Un'antologia che è nata qui. Inutilmente con l'appoggio di amici inutili di questa Francia, di questa Parigi e di questi suoi abitanti ai quali devo la mia gratitudine.
Là rimarrò inutile. Tentando inutilmente di trasformare il mio lutto in verbo".
Leonardo Tonus

Testo originale
"E você tem a impressão que um caminhão passou por cima de você. E em plena cozinha, paralisado, você se vê chorando pelos mortos dos atentados de Paris, pelas crianças em Beirute, pelas mães da Síria, pelos migrantes afogados no Mediterrâneo, pelos habitantes de Mariana e por seu estudante hospitalizado. E seu corpo dói. Suas pernas doem. Suas lágrimas doem. E você se sente um inútil com seus livros inúteis. Com suas teorias inúteis. Seus artigos inúteis. Sua vida inútel. Você se sente um estúpido e um inútil agarrado às palavras inúteis.
Ha 27 anos a França, Paris e seus habitantes acolhiam este inútil migrante. E é por essa França, por essa Paris e por esses seus habitantes que lá estarei esta semana. Inutilmente falando aos meus estudantes do riso inútel de Machado de Assis. Inutilmente chorando com meus estudantes a inútil dor de Adriana Lisboa. Desesperadamente gritando com eles a náusea de Drummond.
Por essa França, por essa Paris e por esses habitantante também lá estarei esta semana em Bruxelas. Apresentando, inutilmente, com Tércia Montenegro a edição especial da Revista Pessoa. Uma antologia que também aqui nasceu. Inutilmente com o apoio de amigos inúteis desta França, desta Paris e destes seus habitantes a quem devo minha gratidão.
Lá estarei inútil. Tentando inutilmente transformar meu luto em verbo".
Leonardo Tonus

Ho deciso che queste parole dovevano entrare a far parte del mio blog. Dovevano farmi compagnia in un momento così difficile per l'umanità, gravemente colpita dagli attacchi terroristici di Parigi e di Beirut e da tragedie come quella di Mariana e del Rio Doce, la valle distrutta dal fango tossico di una diga mineraria brasiliana, nello stato di Minas Gerais. Un doppio lutto quindi, per questo professore di letteratura brasiliana arrivato in Francia ventisette anni fa. Un lutto che viene metabolizzato con lo strumento della sua professione: la parola, il verbo. E allora ciò che appare inutile perchè la sensazione di impotenza sembra dominare tutto, diventa invece necessario per continuare a vivere, a rappresentare il baluardo della propria umanità contro la barbarie.
Grazie Leonardo. Obrigada. Merci.

Per seguire l'attività didattica e letteraria di Leonardo Tonus lascio qui il link al suo blog https://etudeslusophones.blogspot.com/

#somostodosfranceses

Pesci salvati dal Rio Doce


venerdì 16 ottobre 2015

Antonio Tabucchi sul romanzo e il racconto (video)

"Il racconto è una misura molto bella. Il romanzo è disponibile, lo si può cominciare e poi lasciare, è come avere una casa propria. Il racconto è un appartamento in affitto, se uno se ne va lo perde. Il racconto ha bisogno di un lavoro di oreficeria."

http://www.letteratura.rai.it/articoli/antonio-tabucchi-tra-romanzo-e-racconto/505/default.aspx

Il modo in cui Antonio Tabucchi parla della differenza tra racconto e romanzo afferisce alla diversa "gestazione" che sta dietro ai due tipi di opere. Ed è qualcosa che riguarda l'autore, il suo lavoro di scrittura. Ma se uno ascolta bene, le stesse sensazioni le prova anche il lettore mentre si appropria del racconto.
Il racconto devi leggerlo in fretta, perché è il modo in cui è stato scritto che ti costringe a farlo.
Ricordo quando lessi Il gioco del rovescio, che è una raccolta di racconti di Tabucchi. Ci fu un racconto in particolare che adorai, si trattava di Lettera da Casablanca. Fu un crescendo di emozioni, che mi obbligò a leggere il racconto tutto d'un fiato e a terminare con un sorriso pieno di comprensione nei confronti del protagonista.



venerdì 2 ottobre 2015

Un nuovo inizio

Trova l'intrusa...
La documentazione che ho presentato per la domanda di iscrizione nell’elenco pubblicisti è stata valutata positivamente dal consiglio dell'Ordine dei Giornalisti della Toscana.
Pertanto parteciperò al corso di formazione di 15 ore che si terrà a Firenze, al termine del quale riceverò il mio sospirato tesserino di giornalista.
Un piccolo grande sogno si avvera. Nuove possibilità si aprono, inediti orizzonti si svelano.  Buona fortuna a me.
Spero di prendere i treni giusti e di sfruttare al meglio questo nuovo pezzo di carta, che arriva a ben dieci anni dalla laurea...
Per una volta mi sono detta anch'io che non era troppo tardi per andare dietro a qualcosa che mi è sempre piaciuto, ossia scrivere. Un'attività che non abbandonerò mai, a prescindere dai futuri sviluppi lavorativi.














Con il pittore pistoiese Daniele Capecchi



Con l'ex sindaco di Vecchiano Rodolfo Pardini




giovedì 17 settembre 2015

Un anno fa nasceva Canto dos Prazeres

Canto dos prazeres: Un cantuccio da cui guardare il mondo...: Eccomi approdata nel fantastico mondo dei blog! Tutto è partito dal desiderio di salvare alcuni bei post che rischiavano di perdersi in quel...

Europa e Mediterraneo, quale futuro? Intervista a Giulio Saputo, segretario della Gioventù Federalista Europea

Europa. Mediterraneo. Una parola di origine greca e una parola di origine latina. Che ci parlano delle nostre origini e del nostro orizzonte primario. Una geografia politica che se prima richiamava alla mente un nuovo ordine dato da muri che cadevano e da frontiere che si aprivano, oggi ci parla piuttosto di una fortezza che parla con più voci e che anche per questo non è riuscita ad evitare la morte di migliaia di persone che fuggono da guerre e povertà. Il Mediterraneo si è trasformato in una tomba per uomini, donne e bambini. La notte del 18 aprile 2015 è avvenuto uno dei naufragi più gravi dall'inizio della crisi umanitaria nel Mediterraneo, esplosa nel 2014, con l’acuirsi delle tensioni in Africa e Medio Oriente. Circa 900 persone hanno perso la vita nel Canale di Sicilia.

Ricordo l'ansia e la tristezza che mi assalirono quando cominciai a rendermi conto della tragicità dell'evento, incalzata dalle agenzie che via via comparivano sui siti web, nel corso della mattina seguente. Era una domenica, un giorno che normalmente ci porta a staccare da preoccupazioni e pensieri. Invece fu un giorno grigio, di lutto per tutta l'umanità o almeno per quelli che questa umanità possono ancora fregiarsi di averla, dato che non furono poche le "persone", purtroppo italiane, che riuscirono addirittura a dimostrare la loro gioia e il loro sarcasmo di fronte a un evento così spaventosamente tragico. Sarà forse per questo che il primo post che scrissi su facebook sull'argomento fu in portoghese..
La costernazione per questa tragedia si mescolava alla trepidazione per l'attesa di una settimana molto bella, dato che il mercoledì seguente, il 22 aprile, mi sarei recata al Monumento Brasiliano di Pistoia per partecipare alla commemorazione del 70° anniversario della nostra Liberazione e della vittoria della F.E.B., la Forza di Spedizione Brasiliana che in Toscana e in Emilia Romagna ha lasciato molti segni del suo passaggio, pressoché dimenticato dai libri di storia,  e molte città e paesi liberati grazie alle sue truppe.

In una parentesi delle celebrazioni ho anche partecipato alla mobilitazione nazionale “"Fermare la strage. Subito!”", promossa dal Cudir, il Comitato unitario per la difesa delle istituzioni repubblicane del Comune di Pistoia. 
Scampoli di umanità che mi hanno restituito l'orgoglio di essere italiana. Presto sarei ritornata a Pistoia per visitare il cantiere dove si sta restaurando il Fregio Robbiano, all'ex Ospedale del Ceppo.
E ancora una volta avrei trovato la possibilità di dialogare con chi ancora crede nel futuro dell'Europa e che non si rassegna alle morti nel Mediterraneo.
Sto parlando di Giulio Saputo, pistoiese, classe 1989, segretario nazionale della Gioventù Federalista Europea. Lo scorso giugno l'ho intervistato. Molte delle sue parole dovrebbero guidare l'azione dei politici nazionali ed europei.
Ecco la sua testimonianza, pubblicata anche su "La Voce di Pistoia"


Intervista a Giulio Saputo, segretario della Gioventù Federalista Europea: “Unire l’Europa per unire il mondo”


PISTOIA, 11 giugno 2015
Si è concluso a Pisa lo scorso 24 maggio il XXII Congresso della Gioventù Federalista Europea (la giovanile del Movimento Federalista Europeo) che ha visto l'elezione di un nuovo Segretario Nazionale: Giulio Saputo, pistoiese, classe 1989, già Presidente della Gioventù Federalista Europea di Firenze.
In un momento in cui si sente molto parlare di Europa, sia in relazione alla crisi economica e alle sorti della Grecia, sia in relazione alla crisi umanitaria che si sta compiendo nel Mediterraneo, abbiamo scelto la figura di Giulio Saputo per cercare di avere qualche risposta sul futuro dell’Europa

La sua recente elezione a segretario nazionale della Gioventù Federalista Europea pone l’attenzione sul tema del federalismo europeo, che è largamente ignorato dai mezzi di comunicazione. Come valuta questo aspetto e cosa pensa di fare per far conoscere di più il concetto di Europa politica?

Il problema di questa distanza deriva dal fatto che l’Europa per un lungo periodo che continua ancora oggi è stata il capro espiatorio delle politiche dei governi nazionali e dopo che è scoppiata la crisi economica l’Europa è arrivata nelle case dei cittadini ma solo in quanto legata alla moneta unica e alle questioni economico-finanziarie.
Manca quindi una consapevolezza collettiva su come è nata l’Europa e su cosa si basa l’idea stessa di Europa, un’idea che l’ha portata anche a conseguire, nel 2012, il Premio Nobel per la Pace.
Si tratta di una mancanza che deriva anche dal fatto che nelle scuole non si insegna più l’educazione civica né tantomeno il concetto di cittadinanza europea.
L’Europa nasce come progetto politico finalizzato a costruire una democrazia sovranazionale, con obiettivi di lungo periodo che nascono dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale. Quindi per capire e far funzionare bene l’Europa bisognerebbe tornare a queste radici, superando il discorso dell’economia e rimettendo al centro la politica.
Noi federalisti paghiamo il fatto di avere una totale autonomia politica, economica e finanziaria, sostenendoci con le tessere dei nostri iscritti.
Questo ci rende poco visibili a livello mediatico, a differenza dei partiti e dei movimenti politici tradizionali. Siamo infatti apartitici ma molto “politici”, abbiamo nel nostro dna, a partire dal Manifesto di Ventotene, la confluenza di diverse ispirazioni politiche verso un obiettivo comune.
Anche nel panorama politico attuale, che si divide secondo noi tra i progressisti (sia a destra che a sinistra), favorevoli all’Europa politica e i reazionari, ossia i populisti e gli euroscettici, noi siamo disponibili ad accogliere persone di ogni appartenenza politica, proprio perché per noi la linea di demarcazione è tra chi vuole più Europa e chi vuole meno Europa.
Con la mia segreteria cercherò di sollecitare i cittadini ad approfondire il concetto di Europa politica e di sensibilizzarli sulle tematiche europee, costruendo nuove sezioni e collaborando con le forze politiche e della società civile del territorio pistoiese, che ritengo fertile per l’approfondimento sul tema delle politiche europee.

Lei ha detto che ci vuole più Europa e che i cittadini europei non sono sempre consapevoli dei diritti che spettano loro. Quali sono quindi i vantaggi dell’essere cittadini europei?

Viviamo in pace, l’Unione Europea ha istituzionalizzato i conflitti all’interno del Parlamento; possiamo viaggiare senza passaporto e usufruire delle opportunità formative offerte da progetti come Erasmus e Comenius e dalle opportunità lavorative offerte dai bandi europei e dal servizio di volontariato europeo.
Manca però un’architettura democratica che permetta ai cittadini di essere rappresentati politicamente, in quanto le decisioni vengono prese tutte a livello intergovernativo e i parlamenti nazionali ratificano le decisioni già prese a livello europeo.
Di conseguenza i cittadini pensano che le decisioni vengono prese in un’area dove non possono avere voce.
L’Unione Europea avrebbe bisogno di risorse proprie, senza gravare fiscalmente sui cittadini e in modo da rilanciare lo sviluppo.
Il 25 e 26 giugno si svolgerà un vertice del Consiglio Europeo, in occasione del quale l’Eurogruppo presenterà un importante documento. Sarà anche la sede in cui i parlamentari europei dovrebbero sottoscrivere il nostro Federalist Question Time, ovvero le risposte alle domande poste dal Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker nella sua nota “Verso una migliore governance economica nella zona euro: preparativi per le prossime fasi”.
Con questa iniziativa chiediamo ai parlamentari europei e nazionali di impegnarsi per il rafforzamento dell'Eurozona (link iniziativa: http://www.wetheeuropeanpeople.eu/v3/).
La nostra capacità propositiva va nella direzione di riconsegnare all’Italia il suo ruolo di mediazione e di guida nei confronti degli altri stati europei, allo scopo di favorire l’integrazione politica europea.
Allo stato attuale infatti l’Europa agisce solo come un insieme di governi, con gli stati nazionali che hanno tutti dei piccoli interessi particolari e con un Parlamento europeo che è privo di un potere effettivo.
Il caso della Grecia è emblematico: è uno stato con un’economia piccola, che poteva essere inclusa subito nel processo di unificazione europea, mentre l’Europa ha temporeggiato e non ha fatto come gli Stati Uniti con la California, che era addirittura fallita ma che è stata salvata subito dopo in base alla forte volontà federalista del governo centrale.


La gravissima emergenza dell’immigrazione dai paesi a sud del Mediterraneo richiederebbe una voce unica europea. Quali strumenti dovrebbe mettere in campo l’Europa per affrontare questa crisi?

Secondo me non serve aumentare le risorse a Frontex, bisognerebbe invece stabilire una politica estera europea comune a tutti gli stati, in modo da risolvere le crisi nei paesi africani e in modo da stabilizzare le aree da dove provengono i profughi. Invece si assiste a una disumanizzazione della politica e non si tiene conto del dramma vissuto dai migranti, proponendo come unica soluzione il bombardamento dei barconi e lasciando che gli spazi lasciati vuoti dalla politica vadano in mano a chi fa populismo e a chi parla alla pancia delle persone.

Immagino che Altiero Spinelli, fondatore del Movimento Federalista Europeo, rappresenti un mentore per lei e che la lettura dei suoi scritti abbia instillato in lei l’amore per l’Europa e anche determinato la scelta di iscriversi alla Facoltà di Scienze Politiche

Indubbiamente Altiero Spinelli con il “Manifesto di Ventotene" e con “Come ho tentato di diventare saggio” e anche Mario Albertini con "Il federalismo" rappresentano un faro per la mia visione politica e per la mia adesione al federalismo europeo. Entrambi davano un quadro diverso dell’Europa da quello prevalente oggi, era un’Europa da sogno romantico, ben lontana dal regno dei burocrati che è diventata oggi. Con le loro idee stipulavano un impegno preciso verso un avvenire di pace, ispirati anche dai valori della Resistenza, durante la quale molti federalisti persero la vita.
Purtroppo oggi i federalisti vengono accusati di essere dipendenti della Cia o di essere vicini a gruppi occulti di potere, proprio perché non si riesce a spiegare la loro autonomia finanziaria e il loro disinteresse verso l’imperativo del do ut des che molto spesso regna nei rapporti politici.
Il nostro obiettivo a medio termine è l’integrazione europea mentre quello a lungo termine è unire l’Europa per unire il mondo, in base a un modello di pace mondiale, di giustizia sociale e di istituzionalizzazione del conflitto, un modello già idealizzato dal filosofo tedesco Immanuel Kant nel 1700.
Per mettere in atto questo progetto bisognerebbe istituire un unico governo economico, con risorse proprie e un bilancio unico, ben oltre i numeri di adesso, che vedono il bilancio dell’Unione Europea pari allo 0,9 % del PIL degli stati membri. E’ infatti inutile avere una moneta unica ma 29 governi diversi. Così come sarebbe necessario attuare una politica unica di difesa, con un unico esercito europeo, che favorirebbe lo sviluppo anche nelle aree di crisi e nelle zone poste ai confini con l’Europa. Questa razionalizzazione permetterebbe inoltre di avere a disposizione risorse aggiuntive da destinare a progetti in campo sociale, per esempio ai redditi di cittadinanza.
Rimanendo sempre in tema militare, noto una incapacità generale di gestire l’Isis: ciò deriva dalla difficoltà di capire l’identità dei fanatici jihadisti, di interpretare da dove proviene il loro disagio, che li porta a scegliere l’estremismo come soluzione. E l’Europa deve avere un ruolo anche qui, non deve solo reprimere, ma anche dire a queste persone cos’è l’Europa, cercando di prevenire il fenomeno dei “foreign fighters”.

Dopo bilancio e difesa unici, il processo di integrazione europea prevede anche politiche sociali uniche?

Sì anche lo stato sociale dovrebbe essere a livello europeo e settori come la salute e l’ambiente dovrebbero essere tutelati a livello sovranazionale, ma tutto ciò è vincolato al fatto che l’Europa ha poche risorse finanziarie e anche al fatto che i singoli stati vanno nella direzione contraria e tagliano lo stato sociale.
Sono tutti concetti che noi cerchiamo di diffondere come onere e responsabilità verso la comunità: si tratta di portare un granello di sabbia al cambiamento e alla costruzione della Federazione Europea.

Giulia Baglini

Nella foto: da sinistra, il tesoriere della GFE Antonio Argenziano, Giulio Saputo e il presidente Simone Fissolo

Per info sulle attività della Gioventù Federalista Europea
Su Facebook: Gioventù federalista europea

 

mercoledì 8 luglio 2015

Due amici, un secolo di musica: conto alla rovescia per il concerto del secolo!

In questi giorni è iniziato il conto alla rovescia per il concerto che il 17 luglio, sul palco dell'Umbria Jazz a Perugia, celebrerà l'amicizia e la collaborazione tra due grandi musicisti, pensatori e cosmogoni dell'universo culturale brasiliano: Caetano Veloso e Gilberto Gil.
La serie di concerti che li vede in giro per l'Europa, con qualche data anche in patria, si chiama "Dois Amigos, Um Século de Música", a significare il lungo e affascinante cammino che hanno percorso e che stanno ancora percorrendo insieme.

Riccardo Jannello su La Nazione - 1 luglio 2015





Il giornalista Riccardo Jannello su La Nazione del 1 luglio ha sublimato la loro amicizia in una effettiva fratellanza, data dalla comune origine soteropolitana - anche se Gilberto nasce a Salvador mentre Caetano viene dal piccolo paese di Santo Amaro da Purificação - e dal reciproco, profondo e sincero affetto che li lega.
Vale la pena leggere l'articolo, a questo link 

Io sono balzata sulla sedia quando ho visto, accanto alle parole di Riccardo, le due foto che ritraggono la coppia di amici prima a Londra, sede del loro esilio imposto dalla dittatura militare brasiliana dal 1969 al 1972 e dopo, 46 anni più tardi, pronti a suonare nella loro tournée commemorativa.


Allora ho accompagnato i giorni che mi stanno separando da quel venerdì 17 luglio con una "bahianizzazione" del mio diario facebook: un abraçaço, per dirla con l'ultimo disco di Caetano, del 2009 tra me e le bahianas incontrate nella città soteropolitana e un doppio abraçaço che in realtà è un unico grande abbraccio che dura da 50 anni, tra i due fratelli in esilio a Londra e i due fratelli liberi di girare il mondo con la loro musica
A proposito di abbracci... chissà se a Perugia il giorno 17 canteranno "Aquele abraço": tra i dedicatari della canzone che segnò il temporaneo addio al Brasile prima dell'esilio c'era proprio Caetano Veloso.
Io me lo auguro e seppure una traccia della scaletta dei brani che i nostri stanno proponendo nei concerti europei stia circolando in rete, ci ho dato solo un rapido sguardo, in modo da non rovinarmi la sorpresa...

L'emozione di tornare a vedere Caetano sopra un palco si somma all'emozione del ricordo legato alla prima volta che lo ascoltai dal vivo: successe a Pistoia, il 18 luglio 2006.
Per quell'evento può parlare una lettera-racconto che scrissi al mio amico Matteo e alcuni video (video 1 - video 2 - video 3 - video 4 - video 5) girati quella sera, che fungono più da files sonori in quanto Caetano era parecchio - ahimé - lontano da dove ci trovavamo io e Michele.

"Ciao Matteo

Con questi cardi fare un trasloco non deve essere il massimo, l'unica cosa spero che avrai usufruito delle fresche acque di Marina per sbollire le tue fatiche di traslocante. 
Il concerto di Caetano è stato un'emozione che mi porterò dentro tutta la vita, innanzitutto per il soundcheck a cui io, sheepman (e altre 15 persone circa, visto che era presto) abbiamo assistito ... Lui era solo con la sua chitarra a canticchiare canzoni non previste in scaletta naturalmente e io adorante ai suoi piedi con la testa tra le mani e le braccia appoggiate sul palco ... Superato lo stordimento iniziale io e Miche ci siamo messi a sedere nei primi posti e ci siamo assaporati il privilegio di vedere un artista completamente al naturale, senza ancora le luci puntate addosso e a canticchiare QUASI come sotto la doccia ... Poi i brasiliani ce l'hanno nel sangue questa cosa di fare le cose con naturalezza e questo atteggiamento è evidente soprattutto nel modo di fare musica. Naturale, ma mai banale e complesso nella sua semplicità. Poi mentre Miche era andato a cambiare i vouchers con i biglietti veri, Caetano ha terminato il suo soundcheck e si è messo a disposizione dei pochi eletti presenti per prestare la sua faccia agli obiettivi di telefonini e fotocamere. A me è venuto un magone assurdo che mi ha impedito di farmi spazio e di immortalare Caetano e soprattutto la talpinha e Caetano in una foto storica...
L'imbarazzo del post soundcheck si sarebbe poi ripetuto dopo il concerto, quando mi stavo limitando ad aspettare Caetano vicino alla Mercedes che lo avrebbe portato via e invece Sheepman con un gesto fulmineo mi ha tolto di mano copertina del disco e penna per andare direttamente nel camerino passando dal palco e aggirando il servizio d'ordine.... Risultato : il mio amore è tornato con l'autografo ( Giulia, um abraço. Caetano) e con una conversazione in inglese intrattenuta con il divo Cae che ha detto porterà sempre dentro di sé. Sono contenta per Miche e un pò arrabbiata con me stessa per questa mia mancanza di intraprendenza. L'unico autografo che sono riuscita ad avere è stato quello del chitarrista della Bandabardò, venuto lì ad ascoltare Cae con la sua morosa: gli ho detto di farmi un autografo a nome di Marta senza dirgli che Marta era l'amica che mi ha fatto conoscere il suo gruppo e portata ai concerti, anche se poi lui giustamente ha capito che Marta fossi io... Risultato : quando ho portato l'autografo a Marta e le ho fatto vedere la foto che io avevo fatto con il suddetto chitarrista, lei non mi è sembrata punto entusiasta e ha detto che sperava che avessi incontrato il batterista... :-)

Il concerto comunque è stato un'ora e mezzo di canzoni storiche di cui la maggior parte in portoghese, una in inglese, due in spagnolo e due in italiano. Hai presente "Il mondo" di Jimmy Fontana ? Ecco, l'originale è senz'altro bello, ma cantata da Cae diventa un'altra canzone ... L'altra canzone in italiano, è stata scritta da lui e si intitola "Michelangelo Antonioni" : io l'avevo ascoltata sul suo sito Internet prima del concerto perché non la conoscevo e devo dire che dal vivo fa venire i brividi. Questo omaggio ad Antonioni si spiega con il fatto che lui ha anche fatto la colona sonora per un suo film (Eros). Cae ha inoltre dichiarato di essere un amante del cinema italiano e che il film "La strada" di Fellini ha cambiato la sua visione del mondo... Abbiamo fatto la rivoluzione con il cinema ma non ce ne siamo accorti, se ne devono accorgere all'estero delle cose favolose che abbiamo. Ma questo è un altro discorso...

Se proprio devo dirti le canzoni che mi hanno emozionato di più sono state : 1 ) "Baby", che a dispetto del titolo è in portoghese, appartiene al periodo beat di Cae, ma naturalmente fatta con la sola chitarra suona molto più da crooner e da chansonnier e termina con una vera e propria ciliegina sulla torta : nel tessuto musicale si inserisce all'improvviso l'inciso di "Diana" di Paul Anka... 2 ) "Cuccuruccuccu Paloma" , che forse conoscerai se hai visto il film "Parla con lei" di Amodovar : è una canzone messicana degli anni '30 che parla di un innamorato che vede morire la sua amata e come in un mito greco la sua anima si trasforma in una colomba che vola sulla casa dell'amata e si lamenta con il verso tipico dei colombi. Ora detto così non rendo il pathos della canzone, ma il ritornello dice appunto "Non piangere colomba" e se uno ci fa caso il modo in cui Cae pronuncia "Cuccuruccuccu" riproduce il tipico verso dei colombi o piccioni che dir si voglia. Spero di non averti annoiato con queste mie elucubrazioni caetaniste, ma devo dire che scrivere aiuta anche me a sedimentare sempre di più nella mia memoria il ricordo di questo concerto, a cui spero seguiranno tanti altri concerti altrettanto belli.

Beh, è arrivato il momento di salutarti. 
A presto,
Giulia"


E allora riprendiamo il filo del discorso da dove lo avevamo interrotto e andiamo a Perugia...

Con me ci sarà Michele, che c'era anche in quel 2006 e di questo lo ringrazierò sempre e per sempre ...
E ci sarà anche il gruppo di amici di Pisa Incontra il Brasile, con Stefano, Tania, Fabiana, Brenno, Claudia e Marco.
Un nuovo incontro con Alessandro, Paolo e Riccardo chiuderà con la chiave d'oro, come dicono i brasiliani, questa serata storica.