Mi piace pensare che il tesoro di Siena non siano solo i suoi
palazzi, così ben conservati e alteri, scrigno di altri tesori e di
opere d'arte di inestimabile valore.
Preziosi perché fatti fin dal
Medioevo con gli stessi ingredienti e le stesse spezie sono anche i suoi
panforti: con la loro struttura ben solida e compatta ricordano i
laterizi di cui sono fatti tutti quegli edifici - e sono la maggioranza -
che sfuggirono alla moda fiorentina dell'intonaco.
Vedo in questi due prodotti della cultura materiale, palazzi e panforti, la stessa caparbia volontà di conservare la propria identità, lungo i secoli e aldilà delle mode, con una forza capace di resistere a dominazioni politiche e culturali.
lunedì 23 luglio 2018
sabato 3 febbraio 2018
Sergio Endrigo e il mestiere di cantautore: il ricordo della figlia Claudia in un libro
Ci sono voci e ci sono canzoni che non hanno tempo e che attraversano le epoche: la voce di Sergio Endrigo è una di queste. Un cantautore straordinario, pieno di saudade e di amore per il Brasile, una persona che con quel paese ebbe un profondissimo legame e che quindi doveva trovare posto anche tra le pagine di questo mio blog.
Ho avuto il piacere e l'onore di parlare di Sergio Endrigo con la sua unica figlia, Claudia.
Il suo tributo d'amore al padre è il libro che ha scritto per Feltrinelli e che sta presentando in giro per l'Italia. Oltre a leggere l'intervista (e ad aprire i link segnalati in grassetto, che rimandano a youtube e ad esibizioni dal vivo di Endrigo) il mio invito è di consultare il ricchissimo sito web del grande compositore istriano sergioendrigo.com
Cara Claudia, cosa ti ha spinto a scrivere questo libro e perché hai scelto come sottotitolo “artista per caso”?
Ho pensato che siccome nessuno aveva mai scritto una
biografia di mio padre potevo pensarci io, anche se non avevo mai scritto
niente. Io sono una guerriera e ho pensato che ci dovevo provare.
Una sera ho avuto l’ispirazione e ho scritto il capitolo sul
Brasile, che è venuto benissimo. Allora mi sono ‘gasata’ e ho organizzato il
lavoro in maniera più seria, iniziando a fare delle ricerche e leggendo tutti
gli articoli che ho, dal 1961 al 2005, l’anno in cui papà ci ha lasciato.
Ho contattato tutti gli amici di papà, i musicisti, gli
arrangiatori, che mi hanno aiutato a ricostruire la sua vita, dalla nascita
alla morte.
E’ venuto fuori questo lavoro, che è piaciuto tantissimo e
che la Feltrinelli ha pubblicato. Io
sono ancora incredula: se papà era un artista per caso, io a questo punto sono
una scrittrice per caso!
Ho scelto questo sottotitolo perché non è che il suo sogno
da piccolo fosse fare il cantante o diventare famoso. Tuttavia c’è da dire che
aveva una gran bella voce, perché suo padre era tenore e lo zio compositore.
Quindi in famiglia c’era un dna musicale.
Veniva da una famiglia poverissima. Dopo l’esodo
dall’Istria e il collegio a Brindisi andò a Venezia, dove fece tanti lavoretti,
come fattorino e lift-boy. Fino a quando un fisarmonicista lo invitò a cantare
con le orchestrine sul Lido di Venezia.
Papà, ridendo, diceva sempre che era stata una scelta
artistica, quando invece fu una scelta economica, perché guadagnava quattro
volte tanto rispetto al lavoro di fattorino.
Da lì è partito tutto: gli anni del night, l’arrivo a
Milano, l’incontro fondamentale con Nanni Ricordi e l’inizio del mestiere di
compositore. Forse lo sarebbe diventato comunque, però quando ha iniziato
non pensava che sarebbe stato il mestiere per la vita.
C’era un altro titolo in forse che però abbiamo bocciato.
Dal libro esce fuori la figura di un uomo estremamente per bene, ma scrivere
“un uomo per bene” come sottotitolo poteva essere frainteso come perbenista,
perché era tutt’altro che perbenista.
Non volevo che ci fosse questa convinzione e una notte mi è
venuta questa illuminazione. Anche a Baglioni è piaciuta molto e siamo andati
avanti.
Endrigo diceva sempre
di fare un mestiere come un altro, non era interessato al successo fine a se
stesso
Era un uomo fin troppo umile e l’umiltà ad oggi è una dote
che manca molto.
Solo che lui lo era un po' troppo, non si sentiva il grande
artista che è stato.
Giustamente diceva che il mestiere di cantautore era lo
stesso di un imbianchino, un medico, un avvocato un negoziante.
Non ci trovava nulla di straordinario.
Cinquant’anni fa
Sergio Endrigo vinceva il Festival di Sanremo con “Canzone per te”. L’auspicio,
per chi ama Endrigo, è che questo anniversario venga ricordato al Festival
2018. Tanto più che la prefazione del libro è di Claudio Baglioni, direttore
artistico di questo Sanremo
Non ho notizie di questo e un po' mi dispiace. Al di là del
fatto puramente personale ed emotivo, fu una vittoria particolare: avvenne dopo
la morte di Tenco e fu seguita da delle polemiche, si disse che mio padre vinse
per risarcire la morte di Tenco, quando invece vinse perché la canzone era
oggettivamente bellissima. Fu scritta insieme a Sergio Bardotti, uno dei più
grandi autori del ‘900 e cantata insieme al cantante brasiliano Roberto Carlos.
Tuo padre
interpretava canzoni con una poetica mai scontata, molto avanti per l’epoca in
cui viveva e aveva bandito la rima cuore-amore così in voga nelle canzonette.
Canzoni moderne e classiche allo stesso tempo
La straordinarietà dei testi di papà è proprio l’attualità.
Già negli anni settanta veniva chiamato 'il cantautore del futuro'. Aveva un
linguaggio molto moderno. Anche canzoni datate, del ’62, come “Aria di neve” e “Io che amo solo te” potrebbero essere state scritte ieri.
Di “Lontano dagli occhi”, scritta nel ’69, la Nannini ha
fatto una versione rock strepitosa. Sono canzoni che si adattano ad
arrangiamenti diversi.
Ha avuto il coraggio di affrontare temi che all’epoca non si
affrontavano: l’omicidio per amore con “Via Broletto 34” o la prostituzione con "La prima compagnia", che è un omaggio alla figura della prostituta, di una
delicatezza unica.
Aveva un po' sfatato il mito della donna santa e sul
piedistallo, l’aveva fatta diventare umana, come poi in realtà noi siamo:
questo con “Teresa”, del ’65.
Per l’epoca era una visione molto all’avanguardia, ideata in
tempi non sospetti.
Con il Brasile tuo
papà aveva un rapporto speciale, che si riflette nell’amicizia con il grande
poeta e cantautore Vinicius de Moraes
Vinicius faceva parte della famiglia, quando morì per me
scomparve un nonno, uno zio. Era un uomo di una dolcezza incredibile, io sono
cresciuta sulle sue ginocchia. Lo conobbi quando avevo otto anni, nella sua
casa di Ipanema. Ho compreso poi in età adulta la sua grandezza come poeta.
Dalla grande amicizia e stima che c’erano con mio padre nel
’69 nacque il disco “La vita, amico, è l’arte dell’incontro”, poi “L’arca”, uno
straordinario disco per bambini.
Papà è stato l’unico straniero ad essere inserito in una
collana di dischi dedicati ad artisti brasiliani. C’era “A arte de Chico
Buarque”, “A arte de Maria Bethania” e altri e poi c’era “A arte de Sergio Endrigo”.
Per lui Vinicius e Toquinho scrissero “Samba para Endrigo”. Sempre
con Toquinho e Vinicius registrò nel ’79 il disco “Exclusivamente Brasil”.
Con Chico Buarque scrisse “A Rosa”. Con il Brasile ci fu quindi un amore contraccambiato. Nel 1980 Vinicius nel suo ultimo lavoro, “Um pouco de ilusão”, volle inserire Samba para Endrigo.
E con la collaborazione di Baden Powell nell’81 papà e Vinicius hanno inciso “Ciao poeta”.
Con Chico Buarque scrisse “A Rosa”. Con il Brasile ci fu quindi un amore contraccambiato. Nel 1980 Vinicius nel suo ultimo lavoro, “Um pouco de ilusão”, volle inserire Samba para Endrigo.
E con la collaborazione di Baden Powell nell’81 papà e Vinicius hanno inciso “Ciao poeta”.
Un’amicizia vera e profonda, una bella storia.
Endrigo si trovò a
collaborare anche con grandi poeti italiani
Quando Pier Paolo Pasolini stava per partire per l’Africa per girare un film, diede a papà la raccolta di poesie “La meglio gioventù”, dicendogli di
prenderne quello che voleva e così papà musicò "Il soldato di Napoleone".
Con Giuseppe Ungaretti non si sono mai incontrati, infatti hanno
inciso “La vita, amico, è l’arte dell’incontro” in momenti diversi.
Con Gianni Rodari ci fu uno scambio epistolare. Io nel mio
mangianastri portatile ascoltavo “La bambola” di Patti Pravo e non i dischi per
bambini che mi aveva regalato papà, il quale si rese conto che le canzoni per
bambini dell’epoca non mi piacevano e allora corse ai ripari.
Rodari molto generosamente gli inviò una serie di
filastrocche – chiamiamole così anche se sono molto più di così - e in questo modo nacque “Ci vuole un fiore”.
Quali sono le
prossime date in cui presenterai il libro?
Escono nuove date ogni giorno, una a cui tengo in maniera
particolare è quella del 15 giugno, giorno del
compleanno di papà, a Pantelleria, luogo stupendo dove ho passato tante
estati.
Le date più vicine sono il 12 febbraio a Cervia alle 16.30 presso i Magazzini
del Sale e il 20 febbraio ad Alessandria alle 17.30 presso l’Associazione
Cultura e Sviluppo.
C’è anche un progetto in via di definizione a New York.
Inoltre ho scritto il testo per uno spettacolo, è un progetto nel cassetto che
spero che si realizzi con il tempo e che prevede la mia presenza e quella di
due cantanti. L’idea è di raccontare e cantare papà. Una forma di
teatro-canzone, una mini-biografia racchiusa in una ventina di canzoni.
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