venerdì 10 ottobre 2014

"Anche quando sei in pista per ballare non bisogna MAI smettere di pensare"


Cantava Jovanotti negli anni '90, gli anni della mia adolescenza: "Anche quando sei in pista per ballare non bisogna MAI smettere di pensare".
E' un pò quello che mi è capitato ieri pomeriggio tra un saltello e l'altro della lezione di zumba, dove ho potuto dare libero sfogo alla mia passione per il ballo e permettermi di associare mentalmente un passo al significato generale di una vecchia canzone dei Terra Samba, "Liberar Geral".
Mercantia 2011, Certaldo
"Quando si aprirà una nuova era 
un corteo di giovani dirigerà una grande sinfonia
che riecheggerà da un capo all'altro dell'universo.
Amici,cantate, danzate e gioite insieme!"
 Daisaku Ikeda
Ero in mezzo ad altre trenta ragazze saltellanti e sudanti sotto i comandi del ballerino e coreografo cubano Luisito e mi è tornato alla mente quello che ho sempre fatto nel salotto di casa mia, proprio in quei mitici anni '90: inventavo passettini e mossette, magari copiandoli da VideoMusic, sulla base dei generi che mi piacevano di più, dal funky all'hip-hop, dalla salsa alla cumbia, dal mambo al merengue, dal reggae alle canzoni di Miriam Makeba, a mama Africa, da dove tutto è partito! Fino a dare vita a un'irrestibile patchanka con la quale potevi fare il giro del mondo senza spostarti di un chilometro.

Una fonte proprio sotto la mia palestra. Fonte del fitness? :-)
Ma non si è trattato solo di un ricordo, ma anche appunto di un pensiero. Questo: il ballo è un inno alla vita e alla pace tra i popoli, è l'espressione della nostra vitalità e questa vitalità dovrebbe essere sempre più forte di qualsiasi istinto di morte, quella morte che sempre più ci minaccia da vicino, tra guerre, prevaricazioni, ingiustizie, disastri ambientali provocati dalla nostra superbia e malattie. 
Come l'ebola di cui si comincia a parlare solo adesso solo perché sta uscendo dall'Africa, dove si muore ogni giorno, di questa e di altre malattie.
In questo assurdo scontro che vede l'Isis da una parte e l'Occidente dall'altra -semplificando- mi schiererò sempre dalla parte di chi è per dare potere alla vita e soprattutto potere alla donna, che della vita è motrice e fonte. Mi sono detta  che sono fortunata a stare in una sala nel centro di Siena a sudare insieme ad altre ragazze in top e pantaloncini, che saltellano dietro il pifferaio magico Luis, salutato con un simpatico "Hasta luego" alla fine della lezione. Preferirò sempre vedere Rihanna, regina della parte della lezione dedicata al defaticamento, coperta solo di un luccicante velo di strass. Quella è pur sempre VITA!
Ciò che inoltre impedisce alla vita di trionfare, oltre alla prevaricazione sulle donne e sui bambini, è la mancanza di un'equa ripartizione delle risorse e il mancato rispetto per le possibilità e i limiti che il nostro pianeta ha nel produrre queste risorse. Questo pianeta è l'unico che abbiamo, sempre se non costringeranno i pochi miliardari che rimarranno a emigrare su Marte. Non mi stancherò mai di dire che non c'è pace senza giustizia. Altrimenti rischiamo molto seriamente la nostra autodistruzione. 

Roma, Museo dell'Altro e dell'Altrove: omaggio di Eduardo Kobra a Malala Yousafzay
Un goccio di speranza sulla via della pace e della giustizia l'ho assaporato però questa mattina con la notizia del  Premio Nobel per la Pace ai due attivisti Malala Yousafzay e Kailash Satyarthi, premiati “per la loro battaglia contro la repressione dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini all’educazione".  
Sono veramente felice per loro, ma soprattutto spero che il loro impegno adesso venga preso sul serio da chi ha il potere di cambiare il futuro di milioni di bambini e di giovani che soffrono perché questo futuro non possono deciderlo.

Altra riflessione fatta alla fine della giornata grazie alle conversazioni "by car" intraprese ogni venerdì pomeriggio con Michele, il mio amore di marito, riguarda il delicato equilibrio idrogeologico su cui poggia l'Italia, che invece di essere rafforzato con opere rispettose dell'ambiente è stato stravolto dal cemento e da tante opere inutili.
Il pensiero va alla tragedia del Vajont, di cui proprio ieri ricorreva il 51° anniversario e all'ennesima alluvione che ha colpito Genova. Da essere umano non posso che partecipare idealmente al dolore che le 2000  persone morte per la frana del Monte Toc hanno provato, mentre stavano per morire e nel momento della morte e al dolore dei molti parenti che non hanno mai avuto una tomba su cui piangere.
Per Genova mi auguro che chi avrebbe dovuto spendere dei soldi per la messa in sicurezza del territorio e non lo ha fatto venga rimosso da ogni posizione di potere.

2 commenti:

  1. Certaldo è un bellissimo borgo con varie iniziative che uniscono la poesia, l'enogastronomia all'arte di strada. Ci sono stato varie volte.
    Simone

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    1. Verissimo Simone! Andare a Certaldo soprattutto nel periodo di Mercantia è sempre un'esperienza che ti mette in contatto con mille suggestioni ed emozioni. Con quella foto ho fatto un pò il lavoro che fai te associando le foto a dei pensieri. Anche se il pensiero non è mio ma del filosofo buddista Daisaku Ikeda.. Un saluto, Giulia

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