giovedì 9 aprile 2015

Asante Kenya

E' passata una settimana dall'orribile attentato che ha strappato alla vita 147 studenti del campus kenyano di Garissa.

147 ragazzi che stavano studiando per migliorare il loro paese, perché il Kenya è un grande paese. E' la culla dell'uomo, dove l'uomo da primate si è alzato in piedi e ha iniziato il suo cammino e ha costruito pezzo per pezzo la storia dell'umanità.

Questa storia costruita con il sangue di tutti coloro che sono caduti nelle innumerevoli guerre sembra non evolvere mai, sembra sempre retrocedere verso il disprezzo nei confronti della vita e sembra ogni volta sempre più in balìa degli assurdi dictat che vorrebbero dividere il mondo in musulmani e non musulmani.

Come già ho detto, oltre e anche dietro a molte guerre di religione ci sono motivazioni di carattere economico e politico, ma non è questo il posto giusto per discutere di questo.

Io voglio solo ricordare il Kenya che ho conosciuto, per qualche giorno del 2013, insieme a Marco, Romina, al loro bambino James e a Michele.

Siamo stati a Nairobi, nella casa che i due genitori avevano affittato per passare il tempo necessario alle pratiche di adozione, ammirando la loro forza e il loro coraggio nell'adattarsi a un paese molto diverso dall'Italia e dove poche settimane prima era avvenuto l'attentato al West Gate.

In breve, alcune cose che ho fissato nella memoria e che non dimenticherò mai:


- Le centinaia di persone che ogni giorno camminavano nei viali e nei parchi di Nairobi, sembrava di vedere una savana fatta di esseri umani e non di animali
- I bambini dell'istituto che cantano Fra Martino appena vedono Marco
- Il predicatore sull'autobus
- La messa in inglese, con i canti gospel
- Le baraccopoli con le persone che vendevano ogni tipo di merce
- Il Toi Market, con i banchi della frutta, dei vestiti usati e del carbone
- I bambini di Kybera, la più grande baraccopoli dell'Africa, che trascinavano i sacchi con i rifiuti da rivendere


- Il Nairobi National Museum, con le sue sezioni dedicate agli ominidi, con Lucy che tutti abbiamo conosciuto sui libri di storia. La mia sorpresa nel sapere che i portoghesi erano passati anche dal Kenya e avevano costruito una base a Fort Jesus, vicino a Mombasa
- Le giraffe del Nairobi National Park
- Le danze del Bomas of Kenya
- I venditori del Masai Market che appena sentivano che eri italiana ti rammentavano Balotelli e inziano a trattare il prezzo, offrendoti anche uno sgabello per farti sentire a tuo agio
- Il ragazzo da cui acquistai un piccolo strumento a percussione: mi chiese come si dicevano nella mia lingua parole come grazie o arrivederci
- I viaggi sui matatu: non erano autobus, erano discoteche viaggianti
- La musicalità della lingua swailii, se fossi rimasta un altro pò l'avrei imparata con facilità
- Il sorriso di James, che adesso splende nella nostra e nella sua Italia

Le mie foto: galleria 1; galleria 2


3 commenti:

  1. Grazie Giulia di aver condiviso questa tua intensa e bellissima esperienza.
    Mi hai fatto venire alla mente immagini molto piacevoli.
    Simone

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    1. Il post è destinato ad allungarsi.. ogni volta mi torna in mente qualcosa in più del viaggio. Grazie per la tua presenza su questo blog, nonostante non sia pieno zeppo di post. A presto

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  2. Delle foto mi hanno colpito in particolare quelle scattate alle capanne (galleria 2)
    Simone

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